paoluccio
un fesso qualsiasi
mercoledì 2 giugno 2010
Brratislava
"Pronto, Loredana, vuoi andare la settimana prossima a Bratislava? il volo costa 6 euri andata e ritorno". "Va bene, andiamo".
Sarà difficile ottenere due giorni di ferie, giovedì e venerdì. Infatti non li avrò. Ma parto ugualmente.
Loredana manco sa dove sta Bratislava. Giusto il tempo di un rapido corso di geopolitica e siamo sull'aereo. Una cosa che non ho mai capito è perchè, quale che sia la destinazione, la tratta, la durata del viaggio, il motivo, in aeroporto si deve arrivare sempre all'alba. Mai na volta che trovo un volo, che so, alle dieci del mattino. No, alle sette. Di buono c'è che atterriamo a Bratislava presto, troppo presto anche per il check-in in albergo. Saremo all'Hotel kijev, un palazzone brutto. I pareri su sto hotel sono discordanti. Economico e centrale, ma poco pulito, forse non proprio moderno. Io ci tornerei.
Il tour della città comincia. Bratislava ci accoglie con un tiepido sole, presto nascosto da nubi pallide al mattino e cariche nel pomeriggio. La pioggia ci sorprenderà (si fa per dire) all'ora del caffè.
La città è carina, piccola, facile da visitare. Lo Starè mesto, ovvero il centro storico è da sorseggiare con calma, magari sostando in qualche caffetteria di tanto in tanto, alla ricerca delle statue sparse qua e là che saltan fuori a sorpresa: Cumil, il bell'ignazio, il soldato napoleonico, il fotografo. Poi il palazzo rosa, la porta di San michele, le piazze, fino ad arrivare alla cattedrale da cui si sale al castello che domina la città, il Danubio e, facendo volare lo sguardo, i Carpazi da un lato, l'Austria dall'altro.
Poco fuori la città vecchia c'è una strana chiesa, credo dedicata a santa Elisabeltta d'Ungheria, in stile liberty, di blu colorata, dentro e fuori.
Il cibo è buono, un po' pesante, ma buono. Da provare Halusky, gnocchetti in un bagno di formaggio di pecora, decorati con pancetta e le cotolette di maiale del Prasna Basta, un locale nei pressi della porta di San michele, dove con 15 euri si mangia in due.
'Nzomma Bratislava merita una duegiorni, un week end, o una giovedì venerdì, come nel nostro caso, può rappresentare un daytrip per chi visita Vienna, o Budapest, o Cracovia. Gli slovacchi parlano bene la loro lingua e nei posti dove serve anche un ottimo inglese e poi il tedesco, il francese, qualcuno l'italiano. La vita in centro è frizzante anche in serata. Ci sono molti pub in cui bere, mangiare fino ad una certa ora ed ascoltare musica, anche dal vivo. E la birra costa un euro o poco più!
mercoledì 5 agosto 2009
In giro per l'isola verde
Grati a ryanair e muniti di solo bagaglio a mano atterrano a Dublino verso sera.
Dopo aver consumato il primo timido irish pasto, ci dirigiamo verso il desk della Murray's dove ad attenderci c'è la sorridente signorina e soprattutto la splendente Micra Rossa con volante a destra.
Attorno all'aeroporto ci sono lavori stradali ovunque, particolare che arricchisce di pathos e bestemmie i miei primi chilometri di guida a sinistra.
Abbiamo prenotato una stanza in un albergo sulla Naas Road. Ci arriviamo con discreta difficoltà. La prima pioggia ci accoglie: ok siamo in irlanda. Ci mettiamo a letto, la vacanza partirà domani.
Giorno 1
ci svegliamo presto, paghiamo la stanza, saliamo in macchina, cerchiamo un posto dove fare colazione (thè e dolcino) e siamo fortunati perchè lì possiamo pagare anche la M50. Per chi non lo sapesse la M50 è una sorta di tangenziale di dublino a pagamento senza casello. la tariffa (3 euri per le auto) si può pagare in benzinai-market- edicole convenzionati.
La prima tappa del nostro tour è Cill Chainnigh (Kilkenny), per la birra, ma anche perchè è stata capitale medievale. Arriviamo a metà mattina. Parcheggiamo facilmente, a pagamento. La cittadina è piccolina e si gira piacevolmente a piedi. Le tappe obbligate sono il castello con annesso parco e la cattedrale con cimitero e abbondanza di croci celtiche.
La pioggia ci accompagna e ci rifugiamo nel Kyteler's Inn, un pub ex stazione postale abitato nel 1300 da Alice Kyteler, una strega che scampò al rogo. Mangiamo. Eh sì, si mangia bene e tanto. 'sti pezzi di carne enormi e ben cucinati, 'ste patate, 'sti contorni. Tutto buono. Nei pub d'irlanda mangeremo benissimo per tutta la vacanza. Ovviamente beviamo Smithwick's e Kilkenny. Mi vergogno a chiedere "a glass" per Loredana. Arrivano due pinte che berrò io senza pietà. Ripasseggiamo per Kieran's street perchè Loredana cerca un caffè, bontà sua. Si accontenterrà di una pastarella ripiena di qualcosa che le durerà fino a Cill Airne (Killarney).
Il tragitto (circa 200 km), causa acquazzone persistente, è lungo e faticoso. Ma la terra verde è già nei nostri cuori. La guida a sinistra è sempre più piacevole. Mi abituo allle rotonde, a sorpassare i trattori, alle pecore sul ciglio della strada, ma ho ancora qualche difficoltà a svoltare a destra. Gli alberi a volte formano delle gallerie naturali, impermeabili, lucenti. Ecco un rivolo, un altro che magicamente attraversa la strada. La vegetazione è sempre più folta: chissà dove sto andando, poi la strada s'apre, sbuca un pub con tre case attorno, scompare alle spalle, ora una scuola, un cimitero. Continuo a chiedermi perchè questa normalità mi appare così meravigliosa. Anche fermarsi a far pipì dietro un albero è normale e meraviglioso.
Arriviamo a Killarney in pieno pomeriggio, raggiungiamo il B&B e dopo breve doccia siamo già fuori, diretti verso lo sterminato parco: prati, boschetti, laghi e castelli. Passeggiata che durerà ore e che esalterà il nostro stupore bambino. L'umile perfezione della natura, la serenità che ci regala. Sarà solo a sera inoltrata che io e Loredana condivideremo le prime pinte di Guiness. Ci tocca la festosa aria che si respira solo nei pub dell'isola color smeraldo. Le chiacchiere con gli irlandesi, con i turisti, con il classico gruppo folk che in due metri quadri organizza un super concerto. Felicemente barcollanti e con la vescica piena, più io che loredana, torniamo a casina, sognando una piena colazione irlandese.
Giorno 2
Salsicce, funghi, uova, pancetta e fagioli (questi ultimi appena sfiorati) sono un ottimo carburante per cominciare la giornata. Killarney è un buon bunto di partenza per il tour del Ring of Kerry: circuito di circa 180 km attorno alla penisola di Iveragh che offre i soliti, mai banali e sempre più entusiasmanti, scenari suggestivi. Oceano e monti, coste brulle, scogliere, villaggi di pescatori, itinerari poco battuti, deviazioni sconosciute. Il ring of Kerry è da prendere così: parti, magari focalizzi due/tre punti da guardare, e poi ti fai guidare dall'istinto. Panorami mozzafiato, ci fermiamo mille e una volta e mille e una volta svoltiamo tra torbiere basse e montagne alte. Scorci di laghi, residenze lontane, pecore sulla strada che sculettano felici e rallentano il ritmo, già davvero compassato della micra. E poi sali in cima al colle, il mondo ai tuoi piedi, il vento che ti fa piangere prima e asciuga le lacrime poi.
Mangiamo, e sarà il miglior pranzo, pesce fresco e buonissimo. Proseguiamo verso l'incanto. Case dipinte di colori vivaci, allegre come il popolo che le abita.
A sera siamo stanchissimi, siamo a Tralee, bestemmiamo per non avere un navigatore, chissà dov'è il nostro nuovo B&B.
Giorno 3
Ci svegliamo rinfrancati. Il B&B lo abbiamo trovato, ma non ricordiamo bene come.
La gentile signora mi propone salmone e uova: come rifiutare. Scrambled eggs with salmon rimarrà il mio breakfast preferito. Loredana sceglierà degli ottimi pancake con frutta fresca e marmellate. Succhi e yogurt e the. Ovviamente rastrelliamo tutto. Pure gli homemade biscotti. Tralee dovrebbe essere una tappa di avvicinamento al Clare, la regione delle Cliffs of Moher, le Scogliere. In realtà la signora ci consiglia di non tralasciare il tour del Ring di Dingle, altra penisola dai paesaggi incantevoli. Decidiamo che ce la possiamo fare. Partiamo a razzo. La giornata è anche soleggiata, di un sole timido, ma di una luce intensa. I monti si fanno più aspri e ovviamente le spettacolari viste dietro l'angolo ancora più sconvolgenti. Ci fermiamo a mangiare qualcosa, anche un gelato fatto in casa, in un bar a picco sull'oceano. Tra forti dell'età del ferro, capanne cristiane e croci pagane la natura si fa arrogante, invincibile. I segnali stradali abbandonano la lingua inglese, in favore della gaelica. Diamo un passaggio ad un giovane francese fino alla coloratissima Dingle.
Un traghetto ci risparmia un po' di strada. Raggiungiamo il Clare e con lo sguardo alla nostra sinistra vediamo le scogliere crescere in altezza, ci avviciniamo alle Cliffs.
Non credo di essere in grado di poter descrivere le sensazioni primordiali di gioia mista a paura. Di impotenza e di grandezza insieme. Meraviglia per occhi commossi. Io e Loredana che procediamo soli verso quella torre troppo lontana che mai raggiungeremo e che sarà un rimpianto, i gabbiani che nidificano sotto i nostri piedi, l'oceano che si infrange 200 metri più in basso, lo sguardo che perde il contatto con le forme. Seduti in silenzio a scrutare il cielo, il mare e ci guardiamo negli occhi, stupiti.
Non vorremmo andar via, ma è buio e mò dobbiamo trovare un posto che ci faccia da mangiare. Raggiungiamo Doolin, dove dormiremo. Ceniamo in un bellissimo e rumorosissimo pub. Due chiacchiere con abitanti del posto, un po' di musica dal vivo e tanta buona birra.
Giorno 4
A colazione troviamo il caminetto acceso. Per noi terroni, in pieno agosto, è davvero troppo.
La giornata è spettrale. L'acqua che non ha fatto nei giorni precedenti in cielo sta. Anzi, in cielo stava. Impossibile guardare il Burren, decidiamo comunque di metterci in macchina verso il Connemara. Lo spostamento è lungo, non sappiamo dove fermarci. Puntiamo Clifden. Dopo aver scelto il B&B per la notte e aver mangiato in un ristorante, ci rimettiamo in macchina sulla sky road, un percorso circolare, che offre ancora spettacolari panorami sull'atlantico e, tra i laghetti della torbiera, scopriamo la stazione radio dalla quale Marconi inviò il primo messaggio transatlantico. Attraversiamo villaggi di pescatori, siamo di nuovo a casa. Un pub, la tradizionale musica di Mickey Martin e un saluto all'oceano, la testa ormai al rientro a Dublino.
Giorno 5
Ultima colazione in un B&B. Ne sentiremo la mancanza una volta giunti dall'altro lato dell'isola. In serata saremo a Dublino, ma prima ci dedichiamo al Connemara. Laghi, fiumi, fertili pianure si alternano vorticosamente a coste frastagliate. Scaliamo la Diamond Hill, colle nostre scarpe inadatte, fino a quando ci arrendiamo. Scendiamo a valle poi risaliamo, attraversando ponti sconnessi e vietati. Giochiamo a perderci nella vegetazione folta, scopriamo spiagge e bambini in costume da bagno, casette e pescatori al lavoro. Una lieve malinconia ci assale. Un cartello che ci invita ad usare occhiali da sole e creme protettive ci fa sorridere, l'ultimo pub della provincia. In serata siamo a Dublino, la Micra rossa ormai riconsegnata, le strade brulicanti.
mercoledì 26 marzo 2008
Vivi gli sposi!
Breve raccontino.
2008: giorno di pasquetta, o meglio lunedì dell'Angelo- così come riportato sull'invito.
L'appuntamento è alle 10.30, ma io già so che non sarò puntuale. infatti alle 10.30 sono ancora con la festa biscottatta in bocca. Barbara ha già chiamato due volte: "muoviti, bastardo!", mi ha detto. Lisa, dai toni più pacati, chiama solo una volta.
Alle 11.30 sono a Bari, la cattedrale è circondata da topini grezzi e giapponesi ancor più grezzi dei topini. Gli sposi sono già dentro e mi sono perso l'ingresso in chiesa di Mariangela.
Entro, sul versante dello sposo noto Barbara e Patrizio che sfoggia un gran nodo di cravatta, li raggiungo: occhiataccia di lei, scambio degli anelli già avvenuto. Si racconta che Mariangela abbia indossato la fede di Giancarlo- le andava stretta o larga?- e viceversa. Poi tutto è andato al dito giusto.
In chiesa noto un paio di scarpine verdi ed un paio di scarpine gialle, pochi gonnellini. Dietro di me un parente anticipa le parole del prete celebrante con una velocità mai rassegnata. Ci scambiamo diversi segni di pace con i vicini. La funzione scorre serena e, dopo una contrita inginocchiatura collettiva (la comunione), volge al termine. Amen e firme svariate dei testimoni.
Usciamo e attendiamo gli sposi con in mano il riso colorato che a fine giornata verrà rinvenuto in gran parte nel generoso decolleté di Mariangela. I giapponesi fotografano gli sposi, i topini derubano i giapponesi. Piove e piove e pure forte. Tutti nelle auto, raggiungiamo la sala a Turi, città di ciliegie, carcere, Ivana e villa Menelao, che poi sarebbe la sala.
Veniamo accolti da svariate hostess che ci indicano il nostro tavolo, quello vicino ai festeggiati!
La formazione: Patrizio e Barbara, Lisa con Antonio, una coppia milanese, una coppia altamuro-svedese, Marina disaccoppiata e io pure disaccoppiato. Il classico tavolo giovane.
Gli sposi entrano in sala abbastanza presto, sono accolti da un gentile quartetto d'archi e dai fragorosi applausi degli affammati ospiti.
Baci, abbracci, felicitazioni, foto di rito, qualche danza propiziatoria e via con gli antipasti.
Minchia!
La strategica collocazione assegnataci ha portato notevoli benefici: i camerieri, in particolar modo il tipo senza capelli, al quale da lunedì mi sento molto legato, continua a riempire la tavola di piatti pieni di ogni bontà di mare e di terra (chiedere foto a Patrizio), mentre la sorridente signorina in tailleur nero, alle nostre spalle e quindi all'infama, riempie i bicchieri di un vino trentino dal nome assolutamente impronunciabile (un bianco dolciastro), ma cordialmente bevibile. Mastichiamo in compagnia delle note dei Led Zeppelin. Ottimo il percorso musicale: ascolteremo tra gli altri anche Clash, U2, ovviamente i Cure.
Sulla dance-floor si faranno notare una donna bionda sempre scatenata ed un uomo in cravatta arancione, anche lui abbastanza protagonista. Dalle nostre parti solo timidi tentativi di trenino. Io posso vantare di aver retto il velo alla sposa per un giro di sala.
Ora che tutti hanno levato i cappottini, si possono ammirare un paio di vestititi succinti.
Il pranzo è a tratti commovente. Il vino è diventato rosso. Barbara a suo dire sta mezza 'mbriaca. Accanto a me anche Marina gradisce abbastanza, io non disdegno. Lisa e Antonio mantengono una sobrietà forse apparente. E' una bella festa. La sposa e lo sposo sono felici e brindano con noi un paio di volte. Anche Mariangela sembra gradire i vini. Di tanto in tanto corre dal tavolo alla pista e poi dalla pista al tavolo. Giancarlo invece stanzia più in pista: fallisce un tentativo di striptease coatto, ma non molto convinto.
Nel frattempo in giardino qualcuno ha pensato bene di agghindare l'alfa degli sposi fasciandola con solida carta igienica.
Carne argentina e nero d'avola anticipano il solenne momento della torta e di Plainsong dei Cure. Bacio d'amore, Mariangela scambia il labbro di Giancarlo per una fuit joy. I due sono pronti per la Cambogia, il Vietnam e la Thailandia. Io invece me ne torno a Bitonto, qualcuno andrà a Capurso, Bari, Roma.
Al ritorno tutti nella nuova casa degli sposi, sperando che le porte siano ultimate, per brindare ancora e vedere le foto del viaggio.
Auguri di cuore e buon divertimento
2008: giorno di pasquetta, o meglio lunedì dell'Angelo- così come riportato sull'invito.
L'appuntamento è alle 10.30, ma io già so che non sarò puntuale. infatti alle 10.30 sono ancora con la festa biscottatta in bocca. Barbara ha già chiamato due volte: "muoviti, bastardo!", mi ha detto. Lisa, dai toni più pacati, chiama solo una volta.
Alle 11.30 sono a Bari, la cattedrale è circondata da topini grezzi e giapponesi ancor più grezzi dei topini. Gli sposi sono già dentro e mi sono perso l'ingresso in chiesa di Mariangela.
Entro, sul versante dello sposo noto Barbara e Patrizio che sfoggia un gran nodo di cravatta, li raggiungo: occhiataccia di lei, scambio degli anelli già avvenuto. Si racconta che Mariangela abbia indossato la fede di Giancarlo- le andava stretta o larga?- e viceversa. Poi tutto è andato al dito giusto.
In chiesa noto un paio di scarpine verdi ed un paio di scarpine gialle, pochi gonnellini. Dietro di me un parente anticipa le parole del prete celebrante con una velocità mai rassegnata. Ci scambiamo diversi segni di pace con i vicini. La funzione scorre serena e, dopo una contrita inginocchiatura collettiva (la comunione), volge al termine. Amen e firme svariate dei testimoni.
Usciamo e attendiamo gli sposi con in mano il riso colorato che a fine giornata verrà rinvenuto in gran parte nel generoso decolleté di Mariangela. I giapponesi fotografano gli sposi, i topini derubano i giapponesi. Piove e piove e pure forte. Tutti nelle auto, raggiungiamo la sala a Turi, città di ciliegie, carcere, Ivana e villa Menelao, che poi sarebbe la sala.
Veniamo accolti da svariate hostess che ci indicano il nostro tavolo, quello vicino ai festeggiati!
La formazione: Patrizio e Barbara, Lisa con Antonio, una coppia milanese, una coppia altamuro-svedese, Marina disaccoppiata e io pure disaccoppiato. Il classico tavolo giovane.
Gli sposi entrano in sala abbastanza presto, sono accolti da un gentile quartetto d'archi e dai fragorosi applausi degli affammati ospiti.
Baci, abbracci, felicitazioni, foto di rito, qualche danza propiziatoria e via con gli antipasti.
Minchia!
La strategica collocazione assegnataci ha portato notevoli benefici: i camerieri, in particolar modo il tipo senza capelli, al quale da lunedì mi sento molto legato, continua a riempire la tavola di piatti pieni di ogni bontà di mare e di terra (chiedere foto a Patrizio), mentre la sorridente signorina in tailleur nero, alle nostre spalle e quindi all'infama, riempie i bicchieri di un vino trentino dal nome assolutamente impronunciabile (un bianco dolciastro), ma cordialmente bevibile. Mastichiamo in compagnia delle note dei Led Zeppelin. Ottimo il percorso musicale: ascolteremo tra gli altri anche Clash, U2, ovviamente i Cure.
Sulla dance-floor si faranno notare una donna bionda sempre scatenata ed un uomo in cravatta arancione, anche lui abbastanza protagonista. Dalle nostre parti solo timidi tentativi di trenino. Io posso vantare di aver retto il velo alla sposa per un giro di sala.
Ora che tutti hanno levato i cappottini, si possono ammirare un paio di vestititi succinti.
Il pranzo è a tratti commovente. Il vino è diventato rosso. Barbara a suo dire sta mezza 'mbriaca. Accanto a me anche Marina gradisce abbastanza, io non disdegno. Lisa e Antonio mantengono una sobrietà forse apparente. E' una bella festa. La sposa e lo sposo sono felici e brindano con noi un paio di volte. Anche Mariangela sembra gradire i vini. Di tanto in tanto corre dal tavolo alla pista e poi dalla pista al tavolo. Giancarlo invece stanzia più in pista: fallisce un tentativo di striptease coatto, ma non molto convinto.
Nel frattempo in giardino qualcuno ha pensato bene di agghindare l'alfa degli sposi fasciandola con solida carta igienica.
Carne argentina e nero d'avola anticipano il solenne momento della torta e di Plainsong dei Cure. Bacio d'amore, Mariangela scambia il labbro di Giancarlo per una fuit joy. I due sono pronti per la Cambogia, il Vietnam e la Thailandia. Io invece me ne torno a Bitonto, qualcuno andrà a Capurso, Bari, Roma.
Al ritorno tutti nella nuova casa degli sposi, sperando che le porte siano ultimate, per brindare ancora e vedere le foto del viaggio.
Auguri di cuore e buon divertimento
martedì 25 marzo 2008
mercoledì 19 dicembre 2007
mercoledì 28 novembre 2007
La mia tre giorni a Madrid
Beh, quando le ferie arrivano, inaspettate ed apparentemente inutili, bisogna certo impreziosirle. Ecco perchè non ho avuto alcun dubbio e sono partito. Madrid la scelta, un po' per il mio amore per la Spagna, un po' perchè ho potuto sfruttare una promozione Vueling: Roma Fiumicino- Madrid 57 euri a/r. Da bari a roma mi sono mosso col treno ok, che ultimamente non è più così ok. 19 euri l'andata di martedì, 29 il ritorno domenicale.
Ho telefonato ad una pensione più o meno in centro a Madrid, zona malasaña, dove pago una singola con bagno 25 euri a notte: hostal Cartagenera. La prenotazione avviene solo per telefono. La signora con cui ho parlato non capisce l'italiano, non parla inglese e mi risponde solo in spagnolo, ma ascolta paziente il mio itagnolo. Ho bisogno di una individual con baño per tre notti. Ha capito, o meglio ho capito che ha capito e sono contento, ma un dubbioso brivido sulla vacillante prenotazione mi percorrerà la schiena fino a Madrid.
Il viaggio è quasi organizzato, scarico la zingaguida, compro la lonely planet e sono pronto per partire.
MARTEDI
La sveglia suona alle 03.30. Peccato che io, però, mi sono addormentato sul divano davanti alla TV e quindi quella, la sveglia, suona inutilmente. Fortunatamente ho con me il telefonino su cui avevo già predisposto la sveglia d'emergenza dieci minuto dopo. Colazione-doccia-pipì-pupù-bagaglio ormai rigorosamente a mano-documenti-tutto-pronto.
Mio padre paziente mi accompagna in stazione. Il treno parte puntuale e arriverà con 10 minuti di ritardo, puntuale. Accanto a me viaggia un tipo che è già al telefono: sono le 5 del mattino, con chi cazzo parli: è una lei, sarà la fidanzata. Poi finalmente chiude, ma ritelefona, e non a lei. Nelle mie fantasie sta chiamando l'amante, ma non è così, è un amico, uno che gli deve risolvere un problema di contabilità: alle sei meno dieci. Boh. Quando smette di parlare posso finalmente concentrarmi sul mio sedile e pensarlo letto. Non è daccordo con me la tipa che mi è davanti che ascolta in cuffia, ma noi attorno ne subiamo le note, un vecchio cd della Pausini, forse il primo, quello di Marco. Quando abbassa il volume posso rilassarmi e lasciarmi portare a Roma dal treno. L'aereo parte domani. Oggi cazzeggio e poi mi faccio ospitare per la notte da mio fratello Danilo.
MERCOLEDI
Altra crudele sveglia. L'aereo parte da FCO alle 10.15. Vado a Termini. Partirà un regionale di lì. Invece no: primo errore. Da termini solo leonardo express che costa 11 euri, il doppio di un regionale con l'unico vantaggio che non fa fermate. Solo ora mi rendo conto che sarei dovuto andare a tiburtina e prenderlo di là il treno per l'aeroporto di fiumicino. Ma tant'è...Prendo la mia postepay e faccio il biglietto. In mezz'ora sono in aeroporto, raggiungo il terminal B. In pochi minuti ho già esaurito le operazioni di check-in.
In aeroporto fa un caldo bestia e la fila per il controllo diventa davvero pesante. Qualcuno stamattina ha pure evitato di lavarsi. Ovviamente non ho con me la bustina trasparente per i liquidi e quindi tolgo dalla valigia il dentifricio ed il liquido per le lenti a contatto, li mostro al controllo e li reinfilo in valigia. Caffè-cornetto e giornale. Saliamo a bordo.
L'aereo parte con mezz'ora di ritardo. Le complicate condizioni climatiche rendono il volo piuttosto divertente. Io leggo il solito Rolling Stone in spagnolo che si trova sempre sugli aerei Vueling.
Atterraggio senza applauso e sono all'aeroporto di Barajas, T4. E' l'ora di pranzo, recupero un paninozzo dal mio bagaglio, mi cibo e scendo verso la fermata della Metro. Bello sto aeroporto. Mi servo della macchinette automatiche per l'abbonamento dieci corse. Costo 7,40 euri, validità 1 anno. La macchinetta non accetta la postepay e vabbù, ma non accetta nemmeno il bancoposta e non vabbù. Ho moneta, me ne servo.
Le gentili signorine del punto info mi hanno fornito una cartina di Madrid che si rileverà abbastanza inutile perchè poco precisa, insomma le vie te le devi inventare. Più o meno si vedo no i monumenti che emergono da 'ste stradine senza nome. Cartina bocciata. Utile invece quella delle linea della metropolitana. Prenderò la linea 8 fino al capolinea, da lì incrocio la 10 fino a Tribunal e poi la 1 per una sola fermata, l'ultima: Gran Via. La metropolitana di madrid ha 12 linee, tutte funzionanti dalle 06.00 alle 01.30.
Finalmente emergo davvero a Madrid, la giornata è spettacolare (sarà sempre così). E la Gran Via è davvero grande. attorno a me palazzi più o meno sfarzosi: Edificio Metropolis, Edificio della telefonica che è il mio punto di riferimento. Già da casa ho imparato la strada per la pensione: facile. Arrivo in 5 minuti: calle de la puebla. La pensione che ritenevo più o meno in centro mi sembra abbastanza in centro: ottimo direi. Doccia, mi cambio e sono fuori. Dedicherò il pomeriggio ad una visita globale a piedi, tuttavia, essendo mercoledì ho come obiettivo principale Palacio Real perchè si entra gratis. Decido di intraprendere la Gran Via verso Plaza de España, seguendo a ritroso un itinerario suggerito dalla Lonely. Il mio incedere curioso e dinoccolato si blocca dinanzi a qualche squarcio da immortalare. Plaza de España non è come quella di Roma, due foto alla statua di Cervantes e via. Punto dritto al palazzo Reale, sbaglio tre volte strada, mi ritrovo sul fiume e capisco che sono andato oltre. Non conviene molto sbagliare strada a Madrid, troppe salite e i polpacci ne risentono. Rivago tranquillo per strade sconosciute ed inutili quando, un po' all'improvviso, un po' a culo mi ritrovo davanti a sto Palazzo enorme e sfarzosissimo. L'apoteosi per la mia nikon. Sette, otto scatti, di lato, di schiena, contro sole, contro vento, un kamasutra di foto, perchè non si riesce a beccarlo bene con un solo clic. Contento del mio lavoro cerco l'ingresso. Oggi è mercoledì e i cittadini europei entrano gratis, salvo cerimonie ufficiali. Infatti. Cerimonia ufficiale. E che sfiga! vabbè tornerò. Continuo la mia vuelta e vedo un paio di chiese, tra cui la cattedrale e poi, mi calo ne La Latina, dove iglesia dopo iglesia, mi fermo in un caffè per una meritata pausa. Ormai ho deciso: il centro me lo faccio a piedi tutto oggi. Beh, più o meno, ma ho ancora voglia di camminnare e quindi riprendo. Mi piace il quartiere dove mi trovo adesso, è medievale, molto vivo ed allora me lo guardo random, salgo poi ridiscendo, fotografo, poi mi siedo a guardare quell'orrenda cartina che mi hanno dato in aeroporto, poi riprendo, poi massaggio i polpacci, poi mi accorgo che sono nuovamente davanti a Palacio Real. Scopro solo adesso la piazza difronte al palazzo: è plaza de Oriente, gustosa. Dal lato opposto della piazza rispetto al gigantesco palazzo ci sono una serie di eleganti case e di baretti niente male, un po' costosi però. Mi limito alle foto di rito e riproseguo random. Il vento che prima mi accarezzava le guance adesso le schiaffeggia, decido quindi che l'itinerario anarchico deve terminare qui: adesso mi organizzo e punto dritto verso calle major perchè voglio vedere la piazza. Camminando deciso mi fermo perchè alla mia destra si apre una piazzettina carina carina. Si tratta di Plaza de la Villa. Scopro di trovarmi difronte al municipio (ayuntamento), accanto Casa de Cisneros e dall'altro lato Casa de los Lujanes un edificio più o meno gotico, tra i più antichi di Madrid. Proseguendo sulla strada principale sempre a destra c'è uno degli ingressi di Plaza Major. Eh sì, è proprio grandiosa. E' una piazza chiusa da questi palazzi maestosi, uno dei quali presenta la facciata completamnete affrescata, al centro il solito uomo a cavallo, si tratta di Filippo III, che commissionò la costruzione della piazza all'inizio del '600. Tutt'intorno una serie di caffè con gli immancabili tavolini esterni. Qui dove la gente si ferma ora a chiacchierare, fino alle soglie del 1800 si eseguivano le terribili autodafè...leggo che la piazza è stata anche teatro di corride, quindi sempre di simpatici eventi! Anche qui le foto si sprecano da millanta posizioni. Il mio girovagare estremo si conclude in puerta del Sol. Ora che sono al centro della Spagna posso definitivamente riposarmi e pensare a mangiare, non prima di aver fotografato il simbolo di madrid la Estatua del oso y del Madroño, cioè un orso appoggiato ad un corbezzolo. ma che cazzo è un corbezzolo? Fortuna vuole che lì davanti ci sta un gruppo di Italiani e la loro guida, che spiega. Quando traduce il nome della statua e dice "corbezzolo", tutti annuiscono. Ma solo io non lo conosco? visto così mi sembra un incrocio fra un cavolo e una quercia. Scioglierò il mio dubbio solo in Italia, e tutt'ora, nelle notti di luna piena ancora mi sveglio e penso all'orso che annusa il corbezzolo...
GIOVEDÌ
Dedicato principalmente alla visita del Prado: e qui pochi commenti perchè non sono un artista nè un critico e quindi non avrei le giuste parole per definire la maestosità del museo e delle opere che contiene. Ci sono rimasto dentro più di sei ore, ma davvero piene e ci sarei rimasto ancora un po' per rivedere Velazquez, Goya, El greco, Bosch (anche a me come a molti è rimasto negli occhi il giardino delle delizie).
ingresso 6 euri, audioguida (fondamentale) 3.50. nessuna riduzione per gli over 25 anche se come me riportano ancora la scritta studente universitario sulla carta d'identità. arrivo alle 10,30 e non faccio nessuna fila per entrare, quando esco è già buio, mi dirigo verso il centro, gironzolo senza meta. A sera sono dalle parti di plaza de S. Ana e becco un locale dove suonano dal vivo.
VENERDÌ
Visita al thyssen: 10 euri (6 per il ticket, 4 per la guida)-incredibile. Si tratta di una immensa collezione privata piuttosto varia.
va dai ritratti del Ghirlandaio fino alla pop art e ad artisti moderni tipo Grosz (un paio di tele tra le più interessanti fra i contemporanei), passando per i fiamminghi, opere di Picasso, van gogh, Monet, l'ottimo Vernet e poi dipinti come la strage degli innocenti di van valckenborch e tanti tanti altri.
Esco davvero soddisfatto. sono meno stanco rispetto alla visita di ieri al prado e un po' triste perchè non riesco a vedere il reina sofia, ma mi rimane solo un giorno e mi faccio prendere dal daytrip a Toledo e quindi mi reco in stazione a prenotare. In realtà prendo la metro e mi fermo a la latina dove mangio al volo. Poi a piedi, ma la passeggiata nell'ultima parte non è granchè, verso atocha. mi incuriosisce il giardino tropicale all'interno della stazione e la comodità della stazione stessa: ristoranti, punto info, punto accoglienza, biglietteria: tutto funziona benissimo. i bagni fanno abbastanza schifo.
Mi dirigo verso la biglietteria. Io che devo prenotare un viaggio per il giorno successivo prendo il bigliettino salva-coda ed attendo che mi chiamino. Chi invece deve acquistare un biglietto per il giorno stesso può fare la fila, che non mi sembra così lunga.
faccio un a/r che mi costa 13.80. Sola andata sarebbe costato 8.60. Potrei anche prendere il bus, più economico: ma io odio l'autobus. Bene domani a Toledo. Mi rimane uno spicchio di luce e da calciofilo decido di andare a guardare, almeno esternamente il Santiago Bernabeu. Una foto, tanto da poter dire "l'ho visto". Giunto che sono dinanzi alla struttura scopro, grazie ai bagarini che mi assalgono ogni sette-otto passi, che domani c'è una partita, gioca la Spagna, contro la Svezia: ultima giornata per le qualificazioni agli europei. L'orario è buono alle 22 horas, sarò già tornato da Toledo. Compro il biglietto in biglietteria perchè sti bagarini chi li conosce, e vado, ma dove vado? ho ancora un obiettivo lontano e nascosto ma interessante: Ermita de San Antonio de la Florida, ovvero una chiesetta sulle rive del Manzanarre, più o meno alle spalle del palazzo reale, dove è sepolto Goya e dove si possono ammirare, gratuitamente, splendidi affreschi dell'artista. Andata by metro, fermata principe pio e poi camminata di 15 minuti circa. Ritorno affascinante tutto a piedi, per mia scelta. La passeggiata, che esalta la mia vis fotografica, tocca palazzo reale, plaza de Oriente (bellissima di sera), fino a plaza lavapies e plaza S. Ana e in giro come al solito senza meta, difatti mi ritrovo a mangiare in un posto qualsiasi. La serata la passo dalle parti della mia pensione, zona Malasaña. è una zona molto rock, e mi piace.
SABATO
Lascio la stanza. La gentile signora della pensione mi fa il favore di tenersi la maleta, la valigia, per l'intera giornata. In realtà in stazione ci sono degli armadietti per i bagagli e sono aperti dalle 6,30 alle 22,30. i costi sono pure bassini e variano a seconda della grandezza dell'armadietto che si sceglie (2.40/3.00/4.50). Arrivo ad Atocha in anticipo e mi accorgo che faccio in tempo a prendere il treno precedente a quelo che io ho prenotato. Mi fiondo in biglietteria e mi fanno un cambio gratuito, perchè c'è ancora posto. partiamo in perfetto orario, arriviamo in trenta minuti. Treno comodo, oltre che veloce. Scendo e Toledo appare meravigliosa sin dalla stazioncina. Io, come la gran parte dei turisti sul treno, scelgo di salire a piedi verso la città vecchia. Saranno 10 minuti di piacevole cammino su un ansa del fiume, il Tago. sono le undici del mattino e fa freddo, anche se il sole splende. Finalmente attraverso il fiume e sono nel borgo storico, ancora strade ripide fino a giungere a Plaza de Zocodover che rappresenta un centro tattico più che geografico di Toledo. qui posso sfruttare il bagno del mc Donald's e chiedere una cartina della città al punto info. esiste un trenino che fa un bel giro, io l'ho rifiutato ed ho preferito come al solito camminare. Toledo è artistica tutta e si può vedere bene in una giornata intera. Si paga (dai 0.60cents ai 2.40euri) per entrare ovunque, tuttavia ci sono varie chiese, compresa una sinagoga dove si entra gratis il sabato pomeriggio e la domenica mattina. la visita alla cattedrale costa 6 euri. Passeggio e fotografo, comincia a fare caldo e verso l'ora di pranzo mi ritrovo disteso su un muretto a strapiombo sul fiume a prendere il sole. Quando mi metto a cercare un posto in cui mangiare, mi accorgo che ci sono tanti ristoranti a menù fisso, soprattutto per le vie principali, ma poi cercando in viuzze più nascoste ci si imbatte anche in qualche cerveceria che fa più al caso mio. Qualche tapas, una birrozza e via. Segnalo, perchè più d'uno me ne ha parlato bene, un ristorante che non ho provato, La Abadia. Poi fatemi sapere. la vuelta di toledo continua. Vi consiglio di entrare nella Iglesia de santo Tomè (1.50 euri) soltando per vedere il dipinto di El Greco. Entrate insieme ad un gruppo organizzato soltanto per beccarvi la spiegazione della guida. Imperdibile il quartiere ebraico, la juderia e soprattutto visitate la Sinagoga del Transito. Di lì poi preseguo tenendo a sinistra il fiume e mi imbatto in tante altre chiese, chiesette, monasteri, musei. A naso mi lascio incuriosire e quindi entro, altre volte guardo e passo. la lonely mi suggerisce di cercare anche l'unica moschea rimasta in piedi a Toledo. in realtà è una mezza delusione perchè c'è veramente poco in piedi e la moschea te la devi immaginare. Ripiego verso plaza de zocodover, mi volto e saluto Toledo con gli occhi pieni d'arte, sono in stazione stanco e soddisfatto. Rientro a Madrid attorno alle 19, ho la partita alle 22, il problema della valigia: eh sì perchè nello stadio quella non entra. Dopo varie riflessioni, decido di portare il bagaglio in aeroporto. Al T4 così come al T1 ed al T2 c'è la consigna, aperta h24. costo 2.75. riprendo la metro, mi fermo al santiago bernabeu e in meno di 15 minuti sono all'interno. Non mi dilungo, ma i calciofili capiranno le mie sensazioni. Solo un consiglio. Mi vesto così come Totò e Peppino andarono a milano per cercare la malafemmina. Gravissimo errore. in piccionaia, lì dove sono collocato, ci sono delle maxi stufe da 100milioni di watt caldissime. Mi spoglio, mi godo lo spettacolo con un orecchio a Scozia-Italia, mi faccio fotografare da un giapponese. A fine gara saluto madrid in un bar nei pressi dello stadio in cui si erano riuniti molti tifosi svedesi, qualche tifoso spagnolo ed un italiano, io, a festeggiare. Ultima birra, la più amara, e poi via a dormire in aeroporto, domattina torno in italia. il terminal 4 è nuovissimo e vuotissimo. si può dormire bene. ma io non chiudo occhio e quindi gironzolo annoiato chiacchierando col tipo del bar, aperto tutta notte. poi il volo. Ciao Madrid, tornerò per vedere il Guernica.
Ho telefonato ad una pensione più o meno in centro a Madrid, zona malasaña, dove pago una singola con bagno 25 euri a notte: hostal Cartagenera. La prenotazione avviene solo per telefono. La signora con cui ho parlato non capisce l'italiano, non parla inglese e mi risponde solo in spagnolo, ma ascolta paziente il mio itagnolo. Ho bisogno di una individual con baño per tre notti. Ha capito, o meglio ho capito che ha capito e sono contento, ma un dubbioso brivido sulla vacillante prenotazione mi percorrerà la schiena fino a Madrid.
Il viaggio è quasi organizzato, scarico la zingaguida, compro la lonely planet e sono pronto per partire.
MARTEDI
La sveglia suona alle 03.30. Peccato che io, però, mi sono addormentato sul divano davanti alla TV e quindi quella, la sveglia, suona inutilmente. Fortunatamente ho con me il telefonino su cui avevo già predisposto la sveglia d'emergenza dieci minuto dopo. Colazione-doccia-pipì-pupù-bagaglio ormai rigorosamente a mano-documenti-tutto-pronto.
Mio padre paziente mi accompagna in stazione. Il treno parte puntuale e arriverà con 10 minuti di ritardo, puntuale. Accanto a me viaggia un tipo che è già al telefono: sono le 5 del mattino, con chi cazzo parli: è una lei, sarà la fidanzata. Poi finalmente chiude, ma ritelefona, e non a lei. Nelle mie fantasie sta chiamando l'amante, ma non è così, è un amico, uno che gli deve risolvere un problema di contabilità: alle sei meno dieci. Boh. Quando smette di parlare posso finalmente concentrarmi sul mio sedile e pensarlo letto. Non è daccordo con me la tipa che mi è davanti che ascolta in cuffia, ma noi attorno ne subiamo le note, un vecchio cd della Pausini, forse il primo, quello di Marco. Quando abbassa il volume posso rilassarmi e lasciarmi portare a Roma dal treno. L'aereo parte domani. Oggi cazzeggio e poi mi faccio ospitare per la notte da mio fratello Danilo.
MERCOLEDI
Altra crudele sveglia. L'aereo parte da FCO alle 10.15. Vado a Termini. Partirà un regionale di lì. Invece no: primo errore. Da termini solo leonardo express che costa 11 euri, il doppio di un regionale con l'unico vantaggio che non fa fermate. Solo ora mi rendo conto che sarei dovuto andare a tiburtina e prenderlo di là il treno per l'aeroporto di fiumicino. Ma tant'è...Prendo la mia postepay e faccio il biglietto. In mezz'ora sono in aeroporto, raggiungo il terminal B. In pochi minuti ho già esaurito le operazioni di check-in.
In aeroporto fa un caldo bestia e la fila per il controllo diventa davvero pesante. Qualcuno stamattina ha pure evitato di lavarsi. Ovviamente non ho con me la bustina trasparente per i liquidi e quindi tolgo dalla valigia il dentifricio ed il liquido per le lenti a contatto, li mostro al controllo e li reinfilo in valigia. Caffè-cornetto e giornale. Saliamo a bordo.
L'aereo parte con mezz'ora di ritardo. Le complicate condizioni climatiche rendono il volo piuttosto divertente. Io leggo il solito Rolling Stone in spagnolo che si trova sempre sugli aerei Vueling.
Atterraggio senza applauso e sono all'aeroporto di Barajas, T4. E' l'ora di pranzo, recupero un paninozzo dal mio bagaglio, mi cibo e scendo verso la fermata della Metro. Bello sto aeroporto. Mi servo della macchinette automatiche per l'abbonamento dieci corse. Costo 7,40 euri, validità 1 anno. La macchinetta non accetta la postepay e vabbù, ma non accetta nemmeno il bancoposta e non vabbù. Ho moneta, me ne servo.
Le gentili signorine del punto info mi hanno fornito una cartina di Madrid che si rileverà abbastanza inutile perchè poco precisa, insomma le vie te le devi inventare. Più o meno si vedo no i monumenti che emergono da 'ste stradine senza nome. Cartina bocciata. Utile invece quella delle linea della metropolitana. Prenderò la linea 8 fino al capolinea, da lì incrocio la 10 fino a Tribunal e poi la 1 per una sola fermata, l'ultima: Gran Via. La metropolitana di madrid ha 12 linee, tutte funzionanti dalle 06.00 alle 01.30.
Finalmente emergo davvero a Madrid, la giornata è spettacolare (sarà sempre così). E la Gran Via è davvero grande. attorno a me palazzi più o meno sfarzosi: Edificio Metropolis, Edificio della telefonica che è il mio punto di riferimento. Già da casa ho imparato la strada per la pensione: facile. Arrivo in 5 minuti: calle de la puebla. La pensione che ritenevo più o meno in centro mi sembra abbastanza in centro: ottimo direi. Doccia, mi cambio e sono fuori. Dedicherò il pomeriggio ad una visita globale a piedi, tuttavia, essendo mercoledì ho come obiettivo principale Palacio Real perchè si entra gratis. Decido di intraprendere la Gran Via verso Plaza de España, seguendo a ritroso un itinerario suggerito dalla Lonely. Il mio incedere curioso e dinoccolato si blocca dinanzi a qualche squarcio da immortalare. Plaza de España non è come quella di Roma, due foto alla statua di Cervantes e via. Punto dritto al palazzo Reale, sbaglio tre volte strada, mi ritrovo sul fiume e capisco che sono andato oltre. Non conviene molto sbagliare strada a Madrid, troppe salite e i polpacci ne risentono. Rivago tranquillo per strade sconosciute ed inutili quando, un po' all'improvviso, un po' a culo mi ritrovo davanti a sto Palazzo enorme e sfarzosissimo. L'apoteosi per la mia nikon. Sette, otto scatti, di lato, di schiena, contro sole, contro vento, un kamasutra di foto, perchè non si riesce a beccarlo bene con un solo clic. Contento del mio lavoro cerco l'ingresso. Oggi è mercoledì e i cittadini europei entrano gratis, salvo cerimonie ufficiali. Infatti. Cerimonia ufficiale. E che sfiga! vabbè tornerò. Continuo la mia vuelta e vedo un paio di chiese, tra cui la cattedrale e poi, mi calo ne La Latina, dove iglesia dopo iglesia, mi fermo in un caffè per una meritata pausa. Ormai ho deciso: il centro me lo faccio a piedi tutto oggi. Beh, più o meno, ma ho ancora voglia di camminnare e quindi riprendo. Mi piace il quartiere dove mi trovo adesso, è medievale, molto vivo ed allora me lo guardo random, salgo poi ridiscendo, fotografo, poi mi siedo a guardare quell'orrenda cartina che mi hanno dato in aeroporto, poi riprendo, poi massaggio i polpacci, poi mi accorgo che sono nuovamente davanti a Palacio Real. Scopro solo adesso la piazza difronte al palazzo: è plaza de Oriente, gustosa. Dal lato opposto della piazza rispetto al gigantesco palazzo ci sono una serie di eleganti case e di baretti niente male, un po' costosi però. Mi limito alle foto di rito e riproseguo random. Il vento che prima mi accarezzava le guance adesso le schiaffeggia, decido quindi che l'itinerario anarchico deve terminare qui: adesso mi organizzo e punto dritto verso calle major perchè voglio vedere la piazza. Camminando deciso mi fermo perchè alla mia destra si apre una piazzettina carina carina. Si tratta di Plaza de la Villa. Scopro di trovarmi difronte al municipio (ayuntamento), accanto Casa de Cisneros e dall'altro lato Casa de los Lujanes un edificio più o meno gotico, tra i più antichi di Madrid. Proseguendo sulla strada principale sempre a destra c'è uno degli ingressi di Plaza Major. Eh sì, è proprio grandiosa. E' una piazza chiusa da questi palazzi maestosi, uno dei quali presenta la facciata completamnete affrescata, al centro il solito uomo a cavallo, si tratta di Filippo III, che commissionò la costruzione della piazza all'inizio del '600. Tutt'intorno una serie di caffè con gli immancabili tavolini esterni. Qui dove la gente si ferma ora a chiacchierare, fino alle soglie del 1800 si eseguivano le terribili autodafè...leggo che la piazza è stata anche teatro di corride, quindi sempre di simpatici eventi! Anche qui le foto si sprecano da millanta posizioni. Il mio girovagare estremo si conclude in puerta del Sol. Ora che sono al centro della Spagna posso definitivamente riposarmi e pensare a mangiare, non prima di aver fotografato il simbolo di madrid la Estatua del oso y del Madroño, cioè un orso appoggiato ad un corbezzolo. ma che cazzo è un corbezzolo? Fortuna vuole che lì davanti ci sta un gruppo di Italiani e la loro guida, che spiega. Quando traduce il nome della statua e dice "corbezzolo", tutti annuiscono. Ma solo io non lo conosco? visto così mi sembra un incrocio fra un cavolo e una quercia. Scioglierò il mio dubbio solo in Italia, e tutt'ora, nelle notti di luna piena ancora mi sveglio e penso all'orso che annusa il corbezzolo...
GIOVEDÌ
Dedicato principalmente alla visita del Prado: e qui pochi commenti perchè non sono un artista nè un critico e quindi non avrei le giuste parole per definire la maestosità del museo e delle opere che contiene. Ci sono rimasto dentro più di sei ore, ma davvero piene e ci sarei rimasto ancora un po' per rivedere Velazquez, Goya, El greco, Bosch (anche a me come a molti è rimasto negli occhi il giardino delle delizie).
ingresso 6 euri, audioguida (fondamentale) 3.50. nessuna riduzione per gli over 25 anche se come me riportano ancora la scritta studente universitario sulla carta d'identità. arrivo alle 10,30 e non faccio nessuna fila per entrare, quando esco è già buio, mi dirigo verso il centro, gironzolo senza meta. A sera sono dalle parti di plaza de S. Ana e becco un locale dove suonano dal vivo.
VENERDÌ
Visita al thyssen: 10 euri (6 per il ticket, 4 per la guida)-incredibile. Si tratta di una immensa collezione privata piuttosto varia.
va dai ritratti del Ghirlandaio fino alla pop art e ad artisti moderni tipo Grosz (un paio di tele tra le più interessanti fra i contemporanei), passando per i fiamminghi, opere di Picasso, van gogh, Monet, l'ottimo Vernet e poi dipinti come la strage degli innocenti di van valckenborch e tanti tanti altri.
Esco davvero soddisfatto. sono meno stanco rispetto alla visita di ieri al prado e un po' triste perchè non riesco a vedere il reina sofia, ma mi rimane solo un giorno e mi faccio prendere dal daytrip a Toledo e quindi mi reco in stazione a prenotare. In realtà prendo la metro e mi fermo a la latina dove mangio al volo. Poi a piedi, ma la passeggiata nell'ultima parte non è granchè, verso atocha. mi incuriosisce il giardino tropicale all'interno della stazione e la comodità della stazione stessa: ristoranti, punto info, punto accoglienza, biglietteria: tutto funziona benissimo. i bagni fanno abbastanza schifo.
Mi dirigo verso la biglietteria. Io che devo prenotare un viaggio per il giorno successivo prendo il bigliettino salva-coda ed attendo che mi chiamino. Chi invece deve acquistare un biglietto per il giorno stesso può fare la fila, che non mi sembra così lunga.
faccio un a/r che mi costa 13.80. Sola andata sarebbe costato 8.60. Potrei anche prendere il bus, più economico: ma io odio l'autobus. Bene domani a Toledo. Mi rimane uno spicchio di luce e da calciofilo decido di andare a guardare, almeno esternamente il Santiago Bernabeu. Una foto, tanto da poter dire "l'ho visto". Giunto che sono dinanzi alla struttura scopro, grazie ai bagarini che mi assalgono ogni sette-otto passi, che domani c'è una partita, gioca la Spagna, contro la Svezia: ultima giornata per le qualificazioni agli europei. L'orario è buono alle 22 horas, sarò già tornato da Toledo. Compro il biglietto in biglietteria perchè sti bagarini chi li conosce, e vado, ma dove vado? ho ancora un obiettivo lontano e nascosto ma interessante: Ermita de San Antonio de la Florida, ovvero una chiesetta sulle rive del Manzanarre, più o meno alle spalle del palazzo reale, dove è sepolto Goya e dove si possono ammirare, gratuitamente, splendidi affreschi dell'artista. Andata by metro, fermata principe pio e poi camminata di 15 minuti circa. Ritorno affascinante tutto a piedi, per mia scelta. La passeggiata, che esalta la mia vis fotografica, tocca palazzo reale, plaza de Oriente (bellissima di sera), fino a plaza lavapies e plaza S. Ana e in giro come al solito senza meta, difatti mi ritrovo a mangiare in un posto qualsiasi. La serata la passo dalle parti della mia pensione, zona Malasaña. è una zona molto rock, e mi piace.
SABATO
Lascio la stanza. La gentile signora della pensione mi fa il favore di tenersi la maleta, la valigia, per l'intera giornata. In realtà in stazione ci sono degli armadietti per i bagagli e sono aperti dalle 6,30 alle 22,30. i costi sono pure bassini e variano a seconda della grandezza dell'armadietto che si sceglie (2.40/3.00/4.50). Arrivo ad Atocha in anticipo e mi accorgo che faccio in tempo a prendere il treno precedente a quelo che io ho prenotato. Mi fiondo in biglietteria e mi fanno un cambio gratuito, perchè c'è ancora posto. partiamo in perfetto orario, arriviamo in trenta minuti. Treno comodo, oltre che veloce. Scendo e Toledo appare meravigliosa sin dalla stazioncina. Io, come la gran parte dei turisti sul treno, scelgo di salire a piedi verso la città vecchia. Saranno 10 minuti di piacevole cammino su un ansa del fiume, il Tago. sono le undici del mattino e fa freddo, anche se il sole splende. Finalmente attraverso il fiume e sono nel borgo storico, ancora strade ripide fino a giungere a Plaza de Zocodover che rappresenta un centro tattico più che geografico di Toledo. qui posso sfruttare il bagno del mc Donald's e chiedere una cartina della città al punto info. esiste un trenino che fa un bel giro, io l'ho rifiutato ed ho preferito come al solito camminare. Toledo è artistica tutta e si può vedere bene in una giornata intera. Si paga (dai 0.60cents ai 2.40euri) per entrare ovunque, tuttavia ci sono varie chiese, compresa una sinagoga dove si entra gratis il sabato pomeriggio e la domenica mattina. la visita alla cattedrale costa 6 euri. Passeggio e fotografo, comincia a fare caldo e verso l'ora di pranzo mi ritrovo disteso su un muretto a strapiombo sul fiume a prendere il sole. Quando mi metto a cercare un posto in cui mangiare, mi accorgo che ci sono tanti ristoranti a menù fisso, soprattutto per le vie principali, ma poi cercando in viuzze più nascoste ci si imbatte anche in qualche cerveceria che fa più al caso mio. Qualche tapas, una birrozza e via. Segnalo, perchè più d'uno me ne ha parlato bene, un ristorante che non ho provato, La Abadia. Poi fatemi sapere. la vuelta di toledo continua. Vi consiglio di entrare nella Iglesia de santo Tomè (1.50 euri) soltando per vedere il dipinto di El Greco. Entrate insieme ad un gruppo organizzato soltanto per beccarvi la spiegazione della guida. Imperdibile il quartiere ebraico, la juderia e soprattutto visitate la Sinagoga del Transito. Di lì poi preseguo tenendo a sinistra il fiume e mi imbatto in tante altre chiese, chiesette, monasteri, musei. A naso mi lascio incuriosire e quindi entro, altre volte guardo e passo. la lonely mi suggerisce di cercare anche l'unica moschea rimasta in piedi a Toledo. in realtà è una mezza delusione perchè c'è veramente poco in piedi e la moschea te la devi immaginare. Ripiego verso plaza de zocodover, mi volto e saluto Toledo con gli occhi pieni d'arte, sono in stazione stanco e soddisfatto. Rientro a Madrid attorno alle 19, ho la partita alle 22, il problema della valigia: eh sì perchè nello stadio quella non entra. Dopo varie riflessioni, decido di portare il bagaglio in aeroporto. Al T4 così come al T1 ed al T2 c'è la consigna, aperta h24. costo 2.75. riprendo la metro, mi fermo al santiago bernabeu e in meno di 15 minuti sono all'interno. Non mi dilungo, ma i calciofili capiranno le mie sensazioni. Solo un consiglio. Mi vesto così come Totò e Peppino andarono a milano per cercare la malafemmina. Gravissimo errore. in piccionaia, lì dove sono collocato, ci sono delle maxi stufe da 100milioni di watt caldissime. Mi spoglio, mi godo lo spettacolo con un orecchio a Scozia-Italia, mi faccio fotografare da un giapponese. A fine gara saluto madrid in un bar nei pressi dello stadio in cui si erano riuniti molti tifosi svedesi, qualche tifoso spagnolo ed un italiano, io, a festeggiare. Ultima birra, la più amara, e poi via a dormire in aeroporto, domattina torno in italia. il terminal 4 è nuovissimo e vuotissimo. si può dormire bene. ma io non chiudo occhio e quindi gironzolo annoiato chiacchierando col tipo del bar, aperto tutta notte. poi il volo. Ciao Madrid, tornerò per vedere il Guernica.
giovedì 30 marzo 2006
dublino: atto parzialmente definitivo
Ebbene amici, come forse molti di voi gia` sanno, la mia avventura dublinese sta volgendo al termine.Sono stato chiamato per un tirocinio in una azienda del trevigiano, cioe` vicino treviso, in veneto, nord est. Non si offenda nessuno, specifico perche` conosco bene la bestiale ignoranza di taluni, piu` talune, di voi in geografia.Ho deciso di accettare il tirocinio con il cuore infranto, perche` devo abbandonare la Guinness, la Carlsberg e tutte le altre...ciao ragazze, non vi dimentichero`, chissa` forse un giorno...Quanti avevano deciso di venirmi a trovare rimarranno delusi da questo evento, ma non vi preoccupate, potro` fare una vacanza con ciascuno di voi a dublino, quando vorrete.Sapete che dall`aeroporto di treviso c'e` il volo diretto ryanair?C'e` dell`altro. Visto che ultimamente ho lavorato duramente, ho pensato, prima di ritornare nella terra dell`ulivo e riemigrare nella terra dei cordiali e festaioli abitanti di treviso, dove la lega prende circa il 150 % dei voti, di fare una vacanza.domani mattina alle ore sette prendo l'aereo per lisbona, portogallo (sempre per le bestie in geografia), e mi sto per otto giorni. Mi raggiungera` il mio amico Pasquale. Vista la pioggia che ho dovuto sopportare in queste settimane, spero di trovare un bel sole. Poi bitonto. Arrivo preciso preciso per le elezioni. Qualcuno si stupira`, ma quest'anno il presidente del mio seggio trovera` su una scheda l'omino che piscia vicino l'albero, disegno che mi ha reso celebre nel mio condominio.Siccome sono a casa per pasqua mi aspetto di vedervi tutti quanti. I bitontini non si affannino, tanto ci incontriamo tutti il giovedi` santo. Gli altri siano reperibili e mi reperiscono.Insomma per usare uno spot elettorale: reperisci e fai reperire!poi mi aspetto dai diciotto ai ventitre inviti per pasquetta. non uno di piu` ne` uno di meno.Inutile che vi racconti i miei ultimi giorni dublinesi, penso di avervi anche stufati con le descrizioni dettagliate precedenti. Considerate solo che come una formichina d'estate accumula cibo per l'inverno, cosi` io, sapendo di dover andare via, beh sto facendo il pieno. Quanta pipi`...Non so se il mio diario avra` un seguito portoghese. forse e' meno interessante. Mi fa molto piacere aver riunito i cuori, se pur virtualmente, di gente che da un po` non si sentiva: potere di un bitontino che va a dublino...Ah la pasta barilla si trova giuse`, costa circa 1,50 euri al mezzochilo nei formati classici. Grazie per la vostra attenzione e fedlta` coattaUn bacio a tutte e un abbraccio a tutti.Paolo
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